Il #giornalismo americano ha rappresentato una delle cose – a mio parere – più eccezionali (insieme al blues) che sia emersa negli States.
Molto di quello spirito originario si è sopito, macchiato, a tratti spento. Forse è stato perduto, forse ha dovuto evolversi e mutare.
Mi piace pensare che in ognuno di noi giornalisti, qualsiasi sia il ruolo che ricopriamo, qualsiasi sia la motivazione che ci spinge a fare questo lavoro e qualsiasi sia la forma che abbiamo avuto l’opportunità di incarnare, soffi una piccola fiamma di quel #fuoco originale.
Il fuoco che ha saputo raccontare la vita, la storia, la verità.
Il fuoco che ha saputo in tanti modi dire “il Re è nudo”.
Il fuoco che ha fatto luce lì dove c’era buio.
Mi piace pensare che quando scriviamo articoli inesatti, storie insignificanti, storpiamo la verità, diamo spazio a chi non lo merita o seguiamo la legge del business prima del rispetto per il nostro lettore, proprio in quel momento in fondo in fondo quella fiamma si accenda per pungerci.
Abbiamo così tante #responsabilità.
E al contempo abbiamo gli strumenti, tutti, tanti, e di nuovi, per continuare a mantenere acceso quel fuoco. Possibile che non riusciamo a vederli?
E possiamo davvero farlo, qualsiasi sia l’incarico che ricopriamo, che sia decidere il titolo della prima pagina, scegliere le parole con cui raccontare di un femminicidio o di una guerra, ma anche raccontare di un evento culturale o di cronaca politica, scegliere di scrivere o di non scrivere una notizia, scegliere di andare a fondo o di non immischiarsi per non rischiare.
E persino scegliere come divulgare un comunicato stampa, come rispettare la #deontologia pur lavorando per conto di un’azienda.
Piccole fiammelle che possono riscaldare, illuminare, ustionare ovunque esse si trovino a bruciare.
Buon 170° compleanno The New York Times
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