PUZZLE

Come un’acqua alta eccezionale il covid ha sommerso ogni nostro mondo.
Chi abitava al piano terra, per non annegare, ha dovuto diventare anfibio.
Imparare a vivere nonostante. Ingegnarsi. Adattarsi. Ripensarsi. Essere pronto e disposto a rimodellarsi.

Come in un puzzle di legno per bambini, dopo aver disfatto con un solo colpo il disegno che si reggeva in equilibrio, ricomporre la figura con i pezzi rimasti.

Oggi sembra presto per fare progetti, perché non siamo ancora davvero alla fine della tempesta, ma è invece forse proprio il momento giusto, un po’ di tregua, per contare i pezzi e i danni. Mettere al sicuro quello che rimane. Ipotizzare nuovi incastri. E soprattutto capire chi sono i superstiti. Cercare gli ultimi pezzi del puzzle. Per terra, sotto i mobili.

E allora, come dopo una tempesta, guardarsi intorno e con un cenno del capo ritrovarsi, riconoscendo chi ha lottato con te e per te, per mettere in salvo te e i tuoi progetti, le tue cose più care.
Accettando serenamente che nella tempesta ognuno abbia pensato a se stesso e alle sue priorità.

A ripulire i danni della mareggiata e rimettere a posto le tessere del puzzle di legno chi rimane, dunque?

Il covid è passato lasciando il segno come quello dell’acqua alta eccezionale, su persone, relazioni, progetti.
E come una sostanza chimica a contatto con un materiale sta mettendo in luce la vera natura delle persone.
Una ad una. A nudo.
Guardale, ci puoi vedere attraverso da quanto sono ormai tutte trasparenti.

Acqua salata che penetra in profondità nei muri, sgretolandoli, che fa marcire il legno, che lava via ciò che era disegnato appena con i gessetti. Vento forte, che lascia in piedi solo gli alberi più solidi.
Sole che riflette la sua luce sulle superfici lucide. E le fa brillare.

Ognuno di noi sa quanto ha remato, quanto ha protetto, cosa ha messo in salvo. Cosa ha lasciato andare. Dove si è nascosto per la paura.
Senza alcun giudizio per nessuno. Ognuno, in fondo, si può giudicare da sé.

Ognuno di noi è ancora dentro la tempesta.
Ora non resta che affrontare la sua coda. Ognuno con la sua vera pelle, ormai rivelata.
Lasciare che la marea si ritiri e metta a nudo le fondamenta.
Lasciare che i pezzi trovino nuovi incastri. Perché potrebbero essere anche migliori.
Sicuramente diversi.
Sicuramente nulla più come prima.

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