MAMME LAVORATRICI

Vogliamo elencare le competenze che acquisiscono coloro, uomini e donne, che hanno figli? E in particolare le competenze manageriali di chi concilia ogni santo giorno il lavoro a casa con quello fuori casa?
C’è ancora chi pensa che avere dei figli sia una penalità per un lavoratore e in particolare per una donna lavoratrice.
C’è chi ancora pensa che sia necessario o comunque sia meglio scegliere tra i figli e il lavoro.
Anche alcune donne. Lo capisco. Lo rispetto. Ma non lo condivido. E non posso fare a meno di dirlo. Perché se nessuno lo dice poi sembra che nessuno lo pensi. E poi ci chiediamo perché la gente non fa figli. E poi ci chiediamo perché le donne, pur avendo risultati migliori negli studi, non lavorano. E perché viviamo in un mondo al maschile governato (male) da uomini a tutti i livelli.
Io sono certa di non essere l’unica a pensarlo. E lo dico quindi a nome di tutte quelle donne che come me si fanno in 10 ogni santo giorno senza che venga percepita la differenza tra loro e le loro colleghe senza figli e tra loro e le altre mamme che non lavorano. Lo dico proprio mentre a queste donne viene piuttosto fatto pesare, dentro e fuori casa, di voler fare troppe cose e al contempo di non fare mai abbastanza. Lo dico mentre sul lavoro a queste donne vengono messi i bastoni tra le ruote costantemente, e spesso da altre donne. E lo dico mentre dei politici, uomini, offrono soluzioni a dir poco fantasiose al problema della denatalità.

No, perchè è chiaro che a fare una cosa sola fatta bene siamo capaci tutti. O lavoro o famiglia. Facile, no?
Ma per fare tutto insieme bisogna essere degli eroi. Diciamocelo.
E per farlo in un paese come l’Italia poi dei supereroi. Ed è davvero dura se nessuno nemmeno se ne accorge.
Bisogna che qualcuno lo dica a gran voce che si può fare.
E’ faticoso e tante volte ti chiedi chi te lo fa fare. Ma ne vale la pena. E sono assolutamente convinta che sia la cosa migliore anche per i nostri figli offrire loro, maschi e femmine, l’esempio di madri che lavorano, che contribuiscono all’economia della famiglia alla pari se non al di sopra dei loro partner, di donne che spendono le loro capacità e competenze nella società, oltre che in casa. Quella loro intelligenza e professionalità così tante volte superiore a tanti colleghi uomini.

Troppo comodo scegliere e far scegliere. Troppo comodo pesare sulle spalle del proprio partner rifugiandosi esclusivamente nelle faccende domestiche come erano costrette a fare le nostre nonne. Troppo comodo per un uomo non doversi sporcare le mani anche nella gestione della casa e dei figli. E al contempo troppo comodo lavorare tutto il giorno senza interruzioni e contrattempi familiari. Non pensare ad altro dall’alba al tramonto che non sia il lavoro. Concentrarsi su un problema alla volta. Impostare un mondo del lavoro su una reperibilità 24h su 24.

Ci sono un sacco di donne che non possono scegliere, ci sono donne che crescono da sole i loro figli e lavorano dalla mattina alla sera, fuori e dentro casa. E pensano a tutto, nello stesso tempo. A come organizzare la giornata quando i figli stanno male e mentre mettono su cena al volo pensano a cosa dire alla prossima riunione. A quando mettere su le lavatrici per avere il tempo di stenderle prima di uscire per andare al lavoro. A quando riuscire ad andare dalla parrucchiera per essere presentabili a quell’importante evento. Donne che lavorano di notte pur di riuscire a trascorrere qualche mezzora con i loro figli con il telefono spento. Che magari non riescono ad andare ogni giorno a prenderli a scuola alle quattro e a fermarsi a chiacchierare con le altre mamme, ma che si spremono per poter dedicare loro del tempo esclusivo, di qualità.

Ci sono anche quelle donne, come nel mio caso, che non vogliono dover scegliere. Perché non potrebbero mai non lavorare, nemmeno se potessero economicamente permetterselo. E perché non rinuncerebbero mai all’abbraccio appiccicoso dei loro figli, ai loro baci e ai loro sorrisi innamorati, per delle soddisfazioni professionali. Perché sono convinte che si possa fare tutto. Perché magari sono state cresciute da mamme che ce l’hanno fatta o che almeno ci hanno provato. E le ammirano. E le hanno prese a modello.
Quelle donne lavorano 24h su 24 e si occupano anche delle faccende domestiche e dei loro figli. Magari non lo fanno alla perfezione. Le loro case non saranno perfettamente splendenti. I loro figli a volte vanno fuori con i vestiti un po’ stropicciati. Quelle donne si fanno aiutare in casa, se possono permetterselo o se hanno i nonni che le supportano, sennò fanno tutto loro. Lo stesso. Come sempre. E sul lavoro si spendono il triplo perché sanno che ogni ora di permesso verrà loro fatta pagare cara.

Ma quelle stesse donne amano il loro lavoro alla pari se non di più delle loro colleghe senza figli e amano i loro figli alla pari se non di più delle altre mamme che non lavorano.
Quelle donne possono essere delle ottime professioniste e delle ottime madri, nonostante tutto. Nonostante gli ostacoli che incontrano ogni giorno, nonostante i sensi di colpa e nonostante il giudizio di tutti gli altri, fuori e dentro casa.
A queste donne è affidato il vero cambiamento della nostra società, un cambiamento lento ma profondo del modo di concepire la famiglia e il mondo del lavoro, lontano dagli stereotipi del passato ma anche dalle distorsioni del presente. A queste donne è affidata l’educazione delle nuove generazioni, un’educazione che passa molto più per ciò che esse fanno fuori casa che per ciò che fanno dentro casa.
A queste donne dovremmo affidare le sorti dell’Italia. Altroché.
Vi farebbero un culo così, se solo trovassero il tempo.

Mamme lavoratrici di tutto il mondo unitevi!