Metriotes
4 agosto 2011 Kingman
Tutta colpa della metriotes, penso. Antiche reminescenze del ginnasio affiorano insieme alle rocce a bordo strada. Tutta colpa del silenzio. Il mio cervello viaggia più veloce di questa Nissan Versa. Ci stiamo avvicinando a Kingman.
Metriotes, che sia quella parola che tanto amavo scrivere nel diario in quei veraci caratteri greci ad avermi immunizzato al contagio del sogno americano?
Metriotes, cioè la moderazione, l’equilibrio, il senso della misura… non sono l’esatto opposto di quell’esagerazione smisurata che sembra caratterizzare ogni cosa in questo smisurato paese?
O forse è solo disincanto?
Le mie solite seghe mentali.
Il volantino dice “Kingman: the heart of Route 66”, mi aspettavo una cittadina caratteristica e accogliente, invece non è che la solita distesa di monotone e modeste casette in fila, spaccata a metà da una strada ampia.
Ricordo che nella guida si raccomandavano tanto di trovare un albergo lontano dalla stazione poichè questa è anche un punto di snodo importantissimo per la Pacific e l’Atlantic Railroad. Fortunatamente il nostro albergo si trova a debita distanza dallo sferragliare di rotaie e treni merci.
La cittadina di Kingman si trova in effetti nel cuore della mitica Route 66, che la attraversa in pieno. In realtà il tratto di Route 66 che attraversa Kingman non si chiama Route 66 bensì “Andy Devine Avenue” in omaggio all’attore Andy Devine che era originario del luogo.
Troviamo un volantino turistico della città nella hall dell’hotel: sembra essere una location molto frequentata dai turisti considerando la quantità di iniziative e attrattive pubblicizzate. C’è persino un museo dedicato alla Route 66 ma purtroppo lo troviamo chiuso. In attesa che si faccia ora di cena decidiamo di visitare il Locomotive Park che altro non è che una vecchia locomotiva gigantesca adagiata su un prato verde. Un paio di foto di rito sulla locomotiva e davanti al cartello che indica Route 66 e poi un tuffo nella piscina dell’hotel.
Ceniamo in una nota steak house lì vicino dove servono bistecche gigantesche ( e a detta di Marco buonissime) e per fortuna anche panini vegetariani.
Kingman non è niente di che, ma forse è giusto così. Se la protagonista è la Strada, la Mother Road, le cittadine che la toccano sono solo delle tappe anonime, devono stare in secondo piano. Se il sogno americano deve spingere le persone a proseguire la strada non deve esserci niente a farti desiderare di restare, no?
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